Eremo e Lago di San Domenico 

L'Eremo di San Domenico rappresenta un luogo di spiritualità immerso nella natura selvaggia della Valle del Sagittario. Comprende una grotta nella quale secondo la tradizione, attorno all'anno 1000 dimorò il monaco benedettino san Domenico di Sora. Secondo la tradizione locale l'eremo venne scavato da San Domenico stesso, in un banco fatto di roccia arenaria, travertino, argilla e grafite. La permanenza di San Domenico nella zona è legata a episodi leggendari che testimoniano il suo potere taumaturgico. In seguito andò anche nella vicina Cocullo, dove guarì una ragazza morsa da un serpente. Presso la strada ammansì anche un lupo, episodi che sono alla base del culto che ancora oggi caratterizza queste terre. L'Eremo affaccia sul Lago di San Domenico, bacino artificiale nato intorno al 1920 per lo sbarramento di una diga sul fiume Sagittario. Oggi si accede all'eremo attraversando un ponticello moderno, ad una quota superiore all'antica, e durante i periodi di secca si possono notare delle antiche strutture sommerse.

Chiesa della Madonna di Loreto 

La chiesa venne citata per la prima volta nelle cronache valvensi nel XIV secolo con nome di Santa Maria della Villa. La sua costruzione fu legata all'espansione del borgo: quando il piccolo borgo di Villalago si espanse lungo il versante meridionale, meno impervio di quello settentrionale a picco sulle gole del Sagittario, venne stabilita l'erezione di una chiesa più grande, sulla piazzola a metà della scenografica scalinata che sale verso la parte vecchia del paese. Particolarmente significativa è la presenza di una reliquia (un dente) di San Domenico abate (patrono di Villalago e Cocullo).

Chiesetta di San Michele Arcangelo all'Arapezzana

La piccola chiesetta di San Michele Arcangelo, XI/XII secolo, rappresenta una testimonianza storica preziosa dell'epoca longobarda a Villalago. Fu probabilmente costruita dai longobardi quando installarono sul monte Argoneta un avamposto difensivo dell'abitato. La scelta di dedicarla all'Arcangelo Michele non è casuale, considerando che questo santo era particolarmente venerato dai Longobardi come protettore guerriero.